Il percorso di studi può spesso rivelarsi complesso, segnato da ostacoli, scelte e cambi di direzione. Molti, come me, si sono trovati a dover bilanciare un’anima logica e una creativa, cercando una professione che valorizzi entrambe senza sacrificare nessuna delle due.
Dopo la scuola, la mia scelta universitaria ricadde su ciò che sembrava più in linea con questi interessi; Nel Graphic Design, questa strada mi sembrarò inizialmente quella giusta, ma è solo approfondendo la formazione che ho trovato la vera connessione tra creatività e logica. Lo studio della progettazione di piattaforme come UX/UI Designer unisce infatti logica, funzionalità e creatività.
All’interno di questa disciplina articolata, un elemento in particolare spicca per fascino e potenziale: le microinterazioni, piccoli dettagli che migliorano l’esperienza dell’utente e rendono ogni interfaccia più intuitiva e coinvolgente.
Le micro interazioni ci circondano e ci guidano nella nostra quotidianità, possono essere legate alla sveglia la mattina o il like a una foto di un amico su Instagram.
Dan Saffer, Designer e autore del libro Microinteractions: Designing with Destails , le definisce come:
“Momenti contenuti di un prodotto che ruotano attorno ad un singolo caso d’uso (contained product moments that revolve around a single use case)”
Queste interazioni sono studiate per “incantare” e accompagnare l’utente nell’uso delle app e non solo, ma fermiamoci un secondo a riflettere: notiamo veramente la presenza delle microinterazioni finché le abbiamo di fronte?
La risposta è probabilmente no, ma in questo caso non è sbagliato che sia così.
Questo genere di interazioni sono un inscindibile ed essenziale parte della User Experience e, come ci insegna Steve Krug nel suo libro Don’t make me think ,una UX vincente è quella che all’utente risulta come intuitiva e naturare e non lo fa, per l’appunto, pensare.
Se questo genere di interazioni salta all’occhio dell’utente medio, quindi, probabilmente non è un buon segno.
Tuttavia abbiamo casi in cui Una microinterazione viene notata in maniera positiva , poiché particolarmente innovativa o intrigante, nonostante la maggior parte di queste sia progettata per mimare comportamenti che ci appaiono naturali e fluide nei confini dell’interfaccia con cui interagiamo in quel momento.
L’aspetto vincente delle Microinterazioni che vengono notate in maniera positiva è, per l’appunto, quella di aggiungere all’esperienza dell’azione o navigazione, qualcosa di ancora più intrigante, mantenendo però il fulcro della sua principale esistenza: donare all’utente un’esperienza positiva e funzionale.
Abbiamo quindi parlato della difficoltà nel notare queste interazioni senza andarle a cercare e, quindi, arrivano al punto successivo della nostra analisi: immaginare come la nostra esperienza cambierebbe senza di essere, per capire fino in fondo la loro estrema importanza.
Ho provato a creare un paio di esempi di due scenari (in entrambi una versione utilità micro interazioni e l’altra no) del medesimo progetto personale realizzato qualche anno fa.
Nel primo esempio la microinterazione ci viene presentata come qualcosa di estremamente comune: l’apertura di un menù drop down, il comportamento visivo di questo ci appare infatti abbastanza ovvio essendo un elemento molto comune, e, inconsciamente, ci aspettiamo che si comporti in questa maniera da noi visualizzata o in modo similare.
Nelle due gif noteremo il primo comportamento come naturale e abbastanza normale, mentre nella seconda il componente appare meccanico e “strano” come se la transizione tra i due stati si sia verificata in modo improvviso e scattoso, quasi come se fossimo di fronte ad un bug.
Nel nostro secondo esempio vediamo una microinterazione meno comune della prima e sopratutto meno utilizzata fino a pochi anni fa, questa infatti apparirà meno necessaria ai nostri occhi e la sua assenza non ci farà storcere il naso come nel primo caso, ma tenderemo a preferire comunque la versione con a quella senza.
La micro interazione di cui stiamo parlando è quella delle notifiche, più precisamente il momento in cui ne riceviamo una;
Nella prima gif vediamo che l’icona della campanella si muove a mimare un effettivo suono della stessa, attira la nostra attenzione su di lei quando la percepiamo con la coda dell’occhio, permettendoci di vedere che sta arrivando un messaggio.
Nella seconda versione invece, l’unica cosa che attira la nostra attenzione sull’arrivo della notifica è direttamente il pallino rosso, che pur sempre efficace, passa sicuramente meno all’occhio nell’immediato, oltre, ovviamente, ad avere un UX meno “piacevole”.
Un Designer ha quindi il gravoso compito di non sottovalutare queste, a volte piccole e impercettibili interazioni, la User experience è più del semplice posizionare i giusti elementi e connessioni, ma racchiude tutta la sfera di comportamenti naturali e interazioni fondendosi all’estetica costruita dalla UI, Una micro interazione deve essere si funzionale e naturale , ma non per questo merita di essere meno bella del resto dell’app, sopratutto se vogliamo farci notare positivamente, come già detto nell’articolo.
(Mi raccomando però, non dimentichiamo la consistency quando curiamo il design però)
Abbiamo quindi visto come queste interazioni non siano un optional, ma un elemento essenziale da trattare con cura, ma meglio essere chiari che in in “medio stat virtus” : come vale per praticamente qualsiasi cosa al mondo e come dice anche il Dottore, l’importante. È non eccedere, Troppe micro interazioni potrebbero avere l’effetto opposto a quello desiderato, rendendo la navigazione lenta e pesante aggiungendo anche dove non abbiamo interazioni vere.
In ogni cosa, quando creiamo un design dobbiamo sempre considerare una cosa:
Gli umani sono comunque animali e in quanto ciò rispondono o a stimoli e ricercano gratificazione immediata ( è ciò che porta a sviluppare dipendenze) motivo per cui una micro interazione potrebbe non essere notata nell’abitudine generale ma diventare subito evidente quando le rimuoviamo.
Anche la più piccola delle microinterazioni possono mantenere l’utente coinvolto in un app piuttosto che un altra, non importa quanto piccole possano sembrare, le microinterazioni possono fare un enorme differenza per la UX dell’utente finale.